anche Kafka parlava con le bambole!

ribambole

Le bambine parlavano alle loro bambole? Certo. Erano convinte che le bambole parlassero con loro? Certo.

Con questo articolo inizio una delle rubriche del mio blog che non poteva che prevedere un riferimento ai libri. Leggo molto, mi piace leggere, la letteratura per l’infanzia in particolare mi appassiona, e per essa intendo tutto: albi illustrati, fumetti, divulgazione, narrativa…Per quel che mi riguarda ricordo di aver letto, entro i 15 anni, tutti i romanzi possibili dei miei genitori (e quindi per adulti) che ritrovavo a casa, snobbando gli scaffali appositamente dedicati alla mia età nella biblioteca della scuola. Bene, ora, direi che è il contrario…le mie visite in libreria o in biblioteca, supportata dalla presenza dei nanetti che mi porto dietro, prevedono una buona, se non totale, fetta di tempo nel reparto bambini-ragazzi. Ed è da questo patrimonio di bellezza che ho ritrovato qualche libro che parla di bambole, che le fanno nascere, vivere, scomparire, viaggiare, ritrovare…ve li voglio raccontare, confidando che per qualcuno diventino dei bei suggerimenti di lettura! Fatemi sapere che ne pensate o se ne scovate qualcuno!

Inizio con un romanzo, costruito a partire da un aneddoto reale: KAFKA E LA BAMBOLA VIAGGIATRICE di JORDI SIERRA I FABRA, edito da Salani (2010, ristampa del 2017), tradotto da Elena Rolla.

La storia, come vi accennavo sopra, racconta di un episodio che sembrerebbe accaduto veramente, nella Germania del dopoguerra ed ha per protagonista uno dei più importanti scrittori del XX secolo: Franz Kafka (sì, quello de La Metamorfosi). Sarebbe infatti stata ritrovata la testimonianza di Dora, l’allora compagna di Franz, che raccontava come lungo gli ultimi mesi di vita lo scrittore si sia dato ad una forma di composizione inedita, componendo lettere per una bambina incontrata al parco Steglitz di Berlino (un bellissimo parco nel cuore della città). La bimba si chiamava Elsi e quando Franz la incontrò, stava piangendo per la perdita di Brigitta, la sua bambola.

L’autore, non avendo informazioni sufficienti per scrivere la vera e propria storia così come accaduta, ammette di aver lavorato di fantasia per portare a termine la narrazione di questo episodio, così piccolo ma altrettanto intenso che racconta della tenerezza con cui il grande scrittore si sarebbe accostato alla bambina, raccogliendone con rispetto il dolore e abbia dedicato tempo e creatività per aiutarla ad elaborarlo.

E così ti sei persa”. Volle metterlo bene in chiaro. “Io no, gliel’ho detto” sospirò la piccina. “E chi allora?” “La mia bambola”. Le lacrime, momentaneamente trattenute, tornarono ad affacciarsi negli occhi della bambina. Il ricordo della bambola la fece ripiombare nel più profondo sconforto. Franz Kafka voleva evitare che ricominciasse a piangere. “La tua bambola?” ripeté stupidamente “Sì”.

Per la bambola o per il fratello, erano le lacrime più sincere e addolorate che avesse mai visto. Lacrime di immensa angoscia e tristezza insondabile. Cosa poteva fare adesso? Non ne aveva idea. Andarsene? Era prigioniero nel cerchio invisibile della traumatizzata protagonista della scena. Ma restare…perché? Non sapeva come parlare ad una bambina, tanto meno a una bambina che piangeva perché aveva appena perso la sua bambola.” 

Come prestare aiuto ad una bambina così triste per la perdita di una bambola? La creatività di uno scrittore forse poteva immaginare un’unica soluzione: scrivere! Così improvvisa una risposta:

La tua bambola non si è persa”disse allegramente Franz Kafka. “È partita per un viaggio!” 

Ed è qui che si presenta come il postino delle bambole, che ha già pronta una lettera per Elsi per il giorno seguente. Inizia così questa avventura, per lo scrittore, per Elsi e per Brigida che viaggia a Londra, Parigi, New York, Il Cairo: non ha confini. Nel mentre, il postino costruisce la sua identità, che lo fa sorridere, a volte lo fa sentire pazzo, ma che forse gli dà modo di scrivere qualcosa che veramente ha significato:

Di che cosa si occupa?Chi è?” [chiede a Franz la mamma di Elsi] “Io? Sono il postino della bambole”affermò risoluto. Chissà se era molto più strano che impiegato in una compagnia di assicurazioni, malato, o scrittore. “Non si prenda gioco di me, per favore” “Affatto”. Fu sincero. “Credo sia il miglior lavoro che ho avuto da molti anni a questa parte, e quello più importante. Non avevo mai scritto qualcosa che fosse così pieno di significato.” 

Lo scrittore si prende allora un impegno serio, costante: non deludere Elsi. Sono anni molto duri: la Prima Guerra Mondiale è terminata da poco ed ancora è presente il senso di perdita, di delusione e tristezza che può lasciare un’esperienza simile. Franz Kafka, malato e inconsapevolmente al termine della sua vita, forse sente che proprio in questo contesto, è importante che Elsi coltivi la speranza:

Con i bambini non si scherza”, accettò al sfida. Senza quella lettera, Elsi sarebbe cresciuta con un trauma durissimo: la sua bambola l’ aveva abbandonata. Se l’avesse delusa, forse avrebbe provocato nell’anima di Elsi la frustrazione del rifiuto. Se non avesse tenuto fede alla parola data e si fosse presentato all’appuntamento del giorno seguente senza la lettera promessa, Elsi avrebbe smesso di credere nella natura umana. Era in gioco la speranza. La cosa più sacra della vita.”

Brigida viaggia per il mondo, vede e racconta ad Elsi di moltissimi posti, e alla fine incontra Gustav, si sposa e scrive ad Elsi un ultima lettera, dove dice di essere cresciuta, che è tempo di lasciarsi, mandandole però un pacchetto. Nel pacchetto cosa ci sarà? Vorrei scriverlo ma non voglio rovinare la sorpresa per chi, leggendo questo post, sta pensando di leggere questo libro…perdonate! Ma una volta letto, ditemi che ne pensate!

L’allora bambina non si è più ritrovata, tuttavia mi piace immaginare che abbia conservato quelle lettere che “il postino delle bambole” componeva e leggeva per lei, magari in una bella scatola di latta, lasciata in eredità alla figlia e poi alla nipote, chiusa in un cassetto da qualche parte del mondo, resa preziosa, più che dalla firma, dall’atto di immensa gentilezza da parte di un adulto verso una bambina triste per la perdita della sua bambola.

Ma ancora più bello è immaginare dove sarà Brigida, forse raccolta da terra nello stesso parco, da un’altra bambina nel lontano 1924 che con il cuore gonfio di emozione ha deciso di adottarla…


 

4 pensieri riguardo “anche Kafka parlava con le bambole!

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